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Enrico Buemi

 

 

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Dall’Europa il modello di un nuovo centrosinistra

Del socialismo riformista, liberale e umanitario questa Italia ne ha sempre avvertito il bisogno, anche nel tempo che viviamo, in cui le destre radicali e il populismo indiscriminato hanno preso il sopravvento rispetto all’idea di un Paese che si fonda sui valori dell’inclusione e del merito.

E il rapporto di fiducia di quella sinistra con parte del Paese – sicuramente indebolito dai risultati delle ultime elezioni - non si è certo risolto con l’avanzata giallo-verde.

Il dibattito degli ultimi giorni sulla missione della sinistra ne è la rappresentazione:  ha assunto i contorni della ragionevolezza e della concretezza, dissipando finalmente l’idea di chi sostiene – spesso in modo ironico e sprezzante -  che un dibattito sulla sinistra sia destinato a fare giri larghissimi ma a ritornare poi al punto di partenza, confinandosi nel fondo dell’inconcludenza. Niente di più sbagliato.

Ha ragione chi osserva che il PD da solo non basta. Ma chi al contempo crede che il Pd sia zoppo di un’anima liberale, ambientale e cattolica, fa l’errore di dare per scontato che quel partito rappresenti invece saldamente la cultura socialdemocratica.

Quando Calenda afferma che occorre una forza liberale negando che esista un contrasto tra questa e la tradizione socialdemocratica, non dice un’eresia. Anzi. Si potrebbe aggiungere che il contrasto a tal punto è assente che proprio in Italia, sin dal 1978, con la svolta di Craxi, i socialisti hanno ridato attualità, con determinazione, all’idea di quel liberalsocialismo ereditato dal suo fondatore: Carlo Rosselli.

Noi - e tantissimi fuori dal mio piccolo partito - siamo pronti: i liberalsocialisti ci sono. Anche se hanno avuto enormi difficoltà, proprio nel confronto con il PD dove è ancora – e lo è stato storicamente - irrisolto il rapporto non soltanto con la storia liberale, ma anche con quella socialista.

Avete mai sentito i rappresentanti del PD usare orgogliosamente il termine “socialista” e socialdemocratico? No. Hanno un peso proporzionale ai loro voti del Partito Socialista Europeo? No.

D’altronde sono anche assenti dalla pur criticabile Internazionale Socialista (a differenza dello spagnolo Sanchez e del Psi, che è l’unico a rappresentare l’Italia). Esagero? Non credo.

E  la dicono lunga, come sempre, i simboli. L’unica vera icona difesa e conservata dal PD è infatti Enrico Berlinguer. Definito recentemente “padre e nonno” del partito. Descritto come modernizzatore, socialdemocratico e persino liberale.

Diciamo però le cose come stanno. Berlinguer era un idealista, nobile, moralmente integro e irriducibile comunista. Con l’ipocrisia e la cancellazione della storia non soltanto il PD, ma l’intero centrosinistra, non andranno da nessuna parte.

Partiamo dalla verità. E poi, su questa base solida, costruiamo per il futuro, con le modalità organizzative possibili, una grande alleanza socialista, liberale (o liberalsocialista), cattolica democratica, ambientalista.

Forse non ce ne siamo accorti, ma una simile grande alleanza esiste già. E si appresta a guidare l’Europa.

Enzo Maraio  - Segretario Nazionale del Partito Socialista Italiano - Huffingtonpost.it - 25 giugno 2019

 

 

 

 

 

 

 

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