Impeachment più semplice con la nuova
Costituzione. E grazie all'Italicum. L'avvocato che
affossò il Porcellum: «Corte e
Quirinale delegittimati».
«Scriva
avvocato socialista che si ispira a Giacomo
Matteotti anche se spero di non fare la
stessa fine». C'è chi lo ha soprannominato
Perry Mason, perché in pochi come lui
conoscono i meandri normativi delle leggi in
Italia. E come un ispettore è tra i pochi a
contestare, con codici alla mano, le nostre
riforme elettorali, facendole collassare a
forza di ricorsi alla Corte costituzionale.
Ma Felice Besostri, 72 anni, avvocato, è
ormai diventato un vero e proprio
azzeccagarbugli delle istituzioni in Italia
e della nostra Costituzione, ago della
bilancia dei governi, esperto di diritto e
spauracchio per la politica italiana.
«UN GOVERNO DI IMPROVVISATI».
«Per questo non mi invitano mai in
televisione», dice a Lettera43,
«contesterei tutte le cazzate che sparano.
Al governo ci sono degli improvvisati, hanno
fatto una legge elettorale tremenda, peggio
ancora è la riforma della Costituzione, una
deforma di cui non si può nemmeno parlare in
televisione».
Avvocato amministrativista, docente di
Diritto pubblico comparato, già nella
commissione Affari costituzionali Senato
della Repubblica con i Democratici di
sinistra, già all'assemblea parlamentare
Consiglio d’Europa 1997/2001, Besostri è
passato alla storia per aver reso
incostituzionale il Porcellum («Sono cose
che leggo ogni mattina a colazione»,
risponde se gli si chiede questa passione
pluriennale per i ricorsi).
DOPO IL PORCELLUM, L'ITALICUM.
Ora tocca all'Italicum. «Aspettiamo di
vedere come si esprimerà il 4 ottobre la
Corte Costituzionale, c'è stata
un'accelerazione da parte della Consulta e
questo vuol dire che le ordinanze sono state
prese molto seriamente in considerazione».
Si passa dai principi della rappresentanza
territoriale e democratica alla mancanza di
soglia minima per accedere al ballottaggio o
all'irragionevole applicazione della nuova
normativa per la Camera a Costituzione
vigente per il Senato, non ancora
trasformato in camera non elettiva. Non a
caso il responso di inizio ottobre sui
ricorsi rischia di far svoltare l'intera
partita sul referendum istituzionale a cui è
appeso il governo di Matteo Renzi.
Eppure il 4 ci
sarà da parte della Consulta una valutazione
solo su singole parti.
Sì, non sarà
sulla legge nel suo complesso. Ma io
chiederò che ci sia un'autoremissione della
Corte costituzionale, che si autorimetta la
legittimità costituzionale del Porcellum in
modo da rendere incostituzionale pure l'Italicum. E perché questo coinvolge anche
il referendum?
Italicum e riforma sono
strettamente collegati, anche perché sia la
legge elettorale che la revisione
costituzionale sono state approvate da un
parlamento eletto con una legge
incostituzionale e con l’apporto decisivo e
determinante di parlamentari eletti con un
premio di maggioranza illegittimo. Quanto potrebbe pesare una
bocciatura dell'Italicum sul referendum
sulle riforme?
Alcuni ritengono che se
viene eliminato il ballottaggio, a cui si
accede senza soglia, allora a questo punto
potrebbero votare anche sì. Altri invece che
non voterebbero mai sì se l'Italicum
restasse come è adesso. In sostanza la situazione è
ancora fluida.
Sì, ma resta un dato
importante: questo sarebbe uno schiaffo alla
capacità legislativa di questo governo che
aveva presentato l'Italicum come la migliore
legge elettorale del mondo, come una legge
che avrebbe risolto tutti i problemi di
governabilità. Una parte dei sostenitori del
governo Renzi ne sono tutt'ora convinti.
Mentre invece, secondo lei?
La revisione costituzionale è
stata presentata un mese dopo rispetto a
quando fu stralciata dall'Italicum, che era
nato anche per il Senato. Si sono accorti
che non c'era nessun algoritmo in grado di
assicurare la stessa maggioranza a
Montecitorio e Palazza Madama. Hanno risolto
promettendo una legge elettorale per il
Senato. Di cui non si parla più, come fa
notare la minoranza del Pd.
Chiaro che non se ne parla più,
bisogna aspettare il responso della Corte
costituzionale. Ma la questione è
irrisolvibile, perché non c'è una legge che
possa rispettare il nuovo articolo 57 della
Costituzione. C'è chi sostiene che alcune
modifiche all'Italicum potrebbero giovare
allo stesso Partito democratico. Non a caso
Giorgio Napolitano, presidente emerito della
Repubblica, aveva auspicato nei mesi scorsi
modifiche alla legge elettorale. Paura del
Movimento 5 stelle?
È chiaro che hanno visto la
pericolosità di un ballottaggio. Del resto
hanno fatto una legge tenendo conto che la
realtà contingente fosse eterna, basandosi
sul 40% alle europee - ma senza tener conto
del 56% di affluenza - e sul fatto che
governano 18 regioni su 21. Ma se 10 regioni
sono in mano alle opposizioni la legge non
può funzionare: chiederebbero proposte di
modifica su ogni provvedimento bloccando
ogni cosa. Insomma un pasticcio.
Perché si ragiona seguendo la
contingenza politica del momento. Doveva
dimostrare di fare di più degli altri
governi ma in questo modo ha fatto male le
riforme. D. Lei ha contestato anche il caso
dei collegi uninominali in Liguria inseriti
nell'Italicum. I comuni di Campomorone e di
Ceranesi hanno deciso di intervenire nel
giudizio davanti al Tribunale di Genova per
mandare l’Italicum in Corte costituzionale
in base al mancato rispetto
dell’appartenenza al Collegio di Genova in
favore dell’accorpamento a La Spezia.
È una classica buccia di banana.
Hanno fatto un collegio in più, a quanto si
dice, o per favorire il ministro di Grazia e
giustizia Andrea Orlando o Stefania Paita,
ex candidata in Regione, per darle un posto
da deputato. Ma ci sono cose ancora più
gravi di cui non si parla. D. Per esempio?
Lo scandalo è che, se
passasse la riforma, un solo partito
potrebbe mettere sotto accusa il presidente
della Repubblica. Hanno alzato il quorum, ma
allo stesso tempo possono metterlo in galera
più facilmente. D. Ovvero?
Con i 340 seggi in più del
premio di maggioranza e una ventina di
senatori, i numeri sarebbero sufficienti per
un impeachment. D. Ma è davvero una riforma così
accentratrice del potere nelle mani del
presidente del Consiglio?
È una riforma fatta tecnicamente
molto male, che non aumenta né concentra il
potere ma diminuisce quello degli altri,
delegittimando la Corte e il Quirinale.
Intervista di Alessandro
Da Rold pubblicata su Lettera43 il 2
settembre 2016
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