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Enrico Buemi

 

 

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Intervista ad Enrico Buemi sui referendum in Europa e in Italia

In in giro per l'Europa c'è un fantasma, si potrebbe dire uno spettro, ovvero sia il referendum perché il referendum britannico ha proposto e approvato la cosiddetta uscita dalla Gran Bretagna dell'Unione europea, la procedura ancora non è stata attivata peraltro da Londra, e poi il referendum ungherese a dare uno schiaffo al Primo Ministro conservatore di destra Viktor Orbán ivi dominante. Come mai?

Sempre di più le nuove leadership politiche non sono in grado di orientare in maniera significativa l'azione dei governi, delle maggioranze e dei parlamenti e quindi si attivano a questa sorta di totem che è il referendum per sciogliere nodi che la buona politica dovrebbe essere invece in grado di sciogliere attraverso un percorso dialettico tra punti di vista.

Il risultano elettorale è solo schiaffi alle classi dirigenti non solo a quelle pubbliche

Non c'è dubbio. Nel momento in cui tutto si risolve con un sì con un no è evidente che in una situazione di grande disagio, mi pare che che anche qualche editorialista italiano questo ragionamento l'abbia sviluppato in questi giorni, Il no diventa l'elemento probabilmente preminente a volte giustificato a volte meno giustificato.

Ma questo che vuol dire? Bisogna abolire l'uso dello strumento referendario o bisogna incominciare a fare buona politica?

Bisogna cominciare a fare buona politica, poi io non escludo che su questioni di principio il referendum debba svolgere la sua funzione orientativa, ma nello stesso tempo è la sintesi politica delle leadership dei partiti che deve essere in grado di interpretare i bisogni e proporre soluzioni.

Chiarissimo. Referendum italiano, lei voterà sì o no alla riforma costituzionale?

Io intanto chiedo, e cerco di svolgere in questo senso la mia azione politica, un chiarimento sui vari contenuti della riforma perché ci sono questioni che io ritengo risolte positivamente e altre assolutamente non risolte anzi complicate.

Quindi?

Quindi per mettere in condizione l'elettore italiano di decidere responsabilmente c'è bisogno di un dibattito che non sfugga alle questioni vere e che non si rifugi...

Che vuol dire?

Ad esempio abbiamo semplificato il procedimento legislativo oppure no?

Lei non se l'è fatta leggendo il famoso articolo settanta?

No. Io la mia mia idea me la sono fatta.

Qual è?

In quel senso io dico che abbiamo molto complicato l'attività del Parlamento e non abbiamo certamente superato in maniera significativa il sistema bicamerale perfetto. Non abbiamo posto delimitazioni chiare sulle competenze delle due Camere. Per altri aspetti come l'abolizione del Titolo quinto, anzi è la modifica del Titolo quinto, anzi è stata fatta una grande operazione chiarificatrice lo stesso vale per l'abolizione del cnel che è un'istituzione assolutamente inutile superata da parecchi decenni.

E quindi, facendo il conto?

E quindi io alla fine di questo dibattito mi orienterò, pur essendo uno che nell'attività parlamentare riguardante la riforma ha svolto una una credo significativa azione di proposta di modifica di quanto ci veniva offerto e devo dire che raramente le mie proposte sono state accolte.

E quindi come si orienta?

Il mio orientamento in questo momento non è certamente positivo.

Chiarissimo

E poi lo vedo nel combinato disposto con la legge elettorale attuale. Io credo che avrò difficoltà a esprimermi in una una valutazione positiva.

Chiarissimo. Un ulteriore argomento. Il Senato sta affrontando il tema delle disposizioni e delle norme per il cinema e lo spettacolo. Par di capire che insomma ci sia una tendenza alla melina, diciamo così volgarmente, per la la riforma della giustizia. Che ne pensa? È vero?

Il male italiano. Si tende a guardare molto all'oggi e poco alle esigenze di lungo periodo. Nel momento in cui si discute di una legge necessaria sul cinema, che spero in giornata verrà portata a termine, si trascura una necessità di dotare il paese di strumenti importanti però anche ripetuti. Io in questo momento voglio riproporre la questione della riforma del Codice di procedura penale che è uno degli elementi che in questo momento sta creando tensioni nella maggioranza e non solo, per dire che su queste questioni noi non dobbiamo intervenire ripetutamente con delle risposte demagogiche e sotto la spinta di una pressione, diciamo mediatica e populistica, che vorrebbe tutti in galera o tutti processati in eterno. L'allungamento, ad esempio, della prescrizione secondo me è un errore. Sarebbe necessario invece potenziare gli organici dei magistrati e degli amministrativi dei tribunali e ancora una volta invece si fanno le nozze coi fichi secchi.

Intervista di Claudio Landi per Radio Radicale. (4 ottobre 2016)

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