BUEMI AL MINISTRO: "PIU' RISORSE ALLA CALABRIA PER L'ARCHEOLOGIA".Giustizia, si paga l'immobilismo e la disunione di enti e avvocatiLa Calabria ha bisogno come il pane di risorse ed investimenti da destinare al mantenimento, alla valorizzazione ed alla fruizione del grande e diffuso patrimonio architettonico ed archeologico che la distingue nel panorama italiano. Se questa è comunque un’esigenza nazionale, ciò vale ancor di più per il Sud e per una regione che, superata ormai ogni illusione industrialista, non deve far altro che investire sui propri marcatori identitari e su ciò che non deve essere inventato, per far ripartire l’economia locale e l’occupazione. Non ci sono altre strade. È con questa considerazione, indirizzata direttamente al Ministro dei beni e delle attività culturali Dario Franceschini che il senatore socialista piemontese Enrico Buemi esordisce, rispondendo a L’Eco dello Jonio, in particolare sulla questione dei contestati interventi riguardanti il sito archeologico di Capo Colonna a Crotone. Sulla vicenda lo stesso Buemi aveva presentato un’interrogazione parlamentare alla quale il Ministro aveva risposto nelle scorse settimane. I giacimenti
archeologici – dice – sono una grande ricchezza del
Paese. Insieme al patrimonio naturalistico ed
ambientale, laddove non si è inquinato o distrutto. Non
dovremmo lesinare energie e risorse per valorizzare
queste ricchezze distintive, i nostri gioielli di
famiglia. Eppure facciamo l’esatto contrario: o li
maltrattiamo o li distruggiamo o li nascondiamo (sapendo
sin dall’inizio che non vi saranno risorse per
riportarli alla luce, sempre se ancora materialmente
possibile). Serve una visione strategica di
valorizzazione dei nostri beni, di cui la Politica ed
anche le istituzioni locali devono riappropriarsi,
dandosi delle priorità, senza inventarsi o imporre nei
territori, come accaduto anche in Calabria (si vedano i
cimiteri industriali di Crotone), logiche di sviluppo
incompatibili e quindi ingestibili nel medio e lungo
periodo. L’investimento in cultura e sul patrimonio
esistente, invece, ha sempre il suo ritorno. Economico.
Certo. Ma quando una decisione tecnica – scandisce
Buemi – assume una rilevanza politica, facendo venire
meno una prospettiva, la Politica deve riappropriarsi
delle sue responsabilità. Perché ha e deve avere
obiettivi necessariamente più alti. Nel caso specifico,
ad esempio, la fruibilità o meno del sito archeologico
era ed è una discriminante politica, non tecnica. Quando
un sito è evidenziato va mantenuto e reso fruibile, al
netto di qualsiasi valutazione legittima e doverosa sule
risorse economiche disponibili. GIUSTIZIA. Il Giudice di Pace di Cariati, come il
Tribunale di Rossano, sono stati chiusi perché anelli
deboli della catena e per tutta una serie di fattori. Il senatore si immedesima in un cittadino cariatese, costretto a percorrere 40 chilometri – prosegue – per recarsi presso il Giudice di Pace di Rossano o, addirittura, 120 per andare in Tribunale a Castrovillari, tra l’altro con tutte le carenze del sistema viario. L’appalto dei lavori sul ponte Molinello a Cariati, potrà alleviare il calvario. Non è tollerabile – insiste Enrico Buemi – l’immobilismo degli enti pubblici, così come bisognerebbe premere sulle rappresentanze parlamentari del territorio e coinvolgere nelle battaglie a difesa dei presìdi, il presidente della giunta regionale. Chi ricopre compiti istituzionali, pubblici, politici, ha il dovere di tutelare i territori. I calabresi, dunque, devono decidere se volere l’uovo
oggi o la gallina domani. Pubblicato da l'Eco dello Jonio il 19 maggio 2015
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