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Enrico Buemi

 

 

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Dichiarazione del sen. Enrico Buemi, relatore del provvedimento sulla tortura

È un compromesso, non mi soddisfa ma la legge va fatta

Nemmeno il relatore del provvedimento, Enrico Buemi (insieme al presidente della commissione Giustizia, Nico D'Ascola) è pienamente soddisfatto ma punta a portare a casa il risultato.

 

Bisogna assolutamente procedere nell'approvazione della legge. Il testo, così come è stato formulato, rappresenta un compromesso.

Non è quello che avrei voluto. Io sostenevo infatti la necessità di introdurre il reato specifico per il pubblico ufficiale. Invece si è voluta approvare una formula allargata a tutti i soggetti ai quali per ragioni diverse, viene affidata in custodia o in cura una persona. Non parliamo più quindi di soggetti preposti alla sicurezza e all'ordine pubblico come agenti di Polizia o dei Carabinieri o personale dell'Esercito o dei Servizi di sicurezza ma anche insegnanti, medici o privati cittadini che, per una qualche ragione, hanno la responsabilità o il compito di vigilare o custodire un'altra persona. Non è più quindi un reato specifico ma a 360 gradi. In questo modo viene meno quella che era inizialmente la problematica più rilevante: chi infligge la tortura è quasi sempre un pubblico ufficiale che detiene o custodisce uno o più individui. In commissione la discussione più forte l'abbiamo dovuta fare sulla reiterazione delle violenze. Diversi emendamenti presentati (in tutto sono un centinaio), sostengono che non basta un solo episodio per parlare di tortura, ma gli episodi devono essere più d'uno e reiterati.

Non vogliamo mandare un messaggio punitivo alle forze dell'ordine

 

Si è parlato di veti, di condizionamenti, se non addirittura di 'interferenze' di parlamentari che hanno inteso rappresentare le ragioni delle forze dell'ordine. Certo uno degli aspetti che ho dovuto constatare è stata proprio la preoccupazione di non mandare un messaggio pregiudiziale alle forze dell'ordine che in Italia, tranne pochi, circoscritti episodi, si sono sempre comportate correttamente, rispettando le leggi.

È una preoccupazione che ho sentito anche io pur sostenendo la necessità di approvare il reato specifico. Non voglio che passino messaggi sbagliati nel confronti di apparati dello stato che svolgono funzioni molto impegnative, specialmente in una fase delicata e rischiosa come quelle attuale. Le forze dell'ordine sanno bene che noi non ci rivolgiamo a quelli che svolgono con scrupolo e rispetto delle regole ma nei confronti di quelli che vanno fuori dalla legge.

Il testo è pronto per l'aula. Io prevedo che dopo Pasqua il testo possa essere approvato. Io auspico che il Senato lo approvi in fretta perché è inammissibile che l'Italia non abbia una legge che punisca un reato così grave.

12 aprile 2017

 

 

   

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