LE CAMERE TRASFORMATE IN UNA SALA D'ATTESARicordate quando Luigi Di Maio spiegava che «il canguro è l’autostrada verso la dittatura», mettendoci in guardia da quel maxi-emendamento che inghiottiva tutte le altre correzioni? E quando lo stesso Di Maio definiva «strumento eversivo» la “tagliola” (il ricorso ai tempi contingentati), e accusava il governo di «ferire la democrazia» usando la “ghigliottina” (la scadenza prefissata del dibattito in aula)? Allora sembrava che la libertà delle idee si potesse misurare con l’orologio. Ma tutto è cambiato, da quando i cinquestelle sono al governo. A ciò che ieri era sacro e inviolabile si applica la teoria della relatività. A cominciare proprio dai tempi del Parlamento. Prendete la legge di Bilancio, il più importante provvedimento presentato da questo esecutivo. Dopo aver fatto discutere e votare un testo finto — la buccia — a deputati e senatori, il governo depositerà solo oggi il maxi-emendamento che contiene la polpa, ovvero le vere cifre e le esatte dimensioni della “manovra del popolo”. E certo è singolare che
dopo aver stipulato a maggio
un contratto con l’elenco
dettagliatissimo delle leggi
da varare, Conte Di Maio e
Salvini abbiano aspettato
sei mesi e 20 giorni per
mettere tutto per iscritto.
Nel frattempo, il Parlamento
è stato trasformato in una
lussuosa sala d’attesa, in
un tempio dell’ozio che —
come ha rivelato Michele
Ainis — in cento giorni ha
lavorato solo per 52 ore e
ha varato appena due leggi
di iniziativa parlamentare.
Peccato che durerà poco, anzi pochissimo. Duecentoquaranta minuti, per l’esattezza. Alle 16 il governo consegnerà il suo testo, e alle 20 comincerà il voto di fiducia. Il Senato avrà dunque soltanto quattro ore, per leggere, valutare, discutere e approvare la legge che secondo Di Maio sancirà l’abolizione della povertà (e secondo Moscovici rischia di estenderla a un intero Paese).
Gli stessi leghisti che
presentarono 82 milioni di
emendamenti per tentare di
bloccare la riforma della
Costituzione, e gli stessi
grillini che gridavano al
golpe perché la Camera aveva
solo quattro settimane per
discutere la nuova legge
elettorale, oggi
concederanno al Senato non
quattro giorni ma quattro
ore. Che poi, a pensarci
bene, quattro ore sono pure
troppe: quattro minuti
bastavano e avanzavano, se
vogliono fare di Camera e
Senato un Parlamento a ore
che dice solo sissignore. |
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