Responsabile

 

Enrico Buemi

 

 

Attualità       Politica       Economia       Esteri       Interviste       Diritti       Cultura       Foto       Contatti       Link

LE CAMERE TRASFORMATE IN UNA SALA D'ATTESA

Ricordate quando Luigi Di Maio spiegava che «il canguro è l’autostrada verso la dittatura», mettendoci in guardia da quel maxi-emendamento che inghiottiva tutte le altre correzioni? E quando lo stesso Di Maio definiva «strumento eversivo» la “tagliola” (il ricorso ai tempi contingentati), e accusava il governo di «ferire la democrazia» usando la “ghigliottina” (la scadenza prefissata del dibattito in aula)? Allora sembrava che la libertà delle idee si potesse misurare con l’orologio.

Ma tutto è cambiato, da quando i cinquestelle sono al governo. A ciò che ieri era sacro e inviolabile si applica la teoria della relatività. A cominciare proprio dai tempi del Parlamento. Prendete la legge di Bilancio, il più importante provvedimento presentato da questo esecutivo. Dopo aver fatto discutere e votare un testo finto — la buccia — a deputati e senatori, il governo depositerà solo oggi il maxi-emendamento che contiene la polpa, ovvero le vere cifre e le esatte dimensioni della “manovra del popolo”.

E certo è singolare che dopo aver stipulato a maggio un contratto con l’elenco dettagliatissimo delle leggi da varare, Conte Di Maio e Salvini abbiano aspettato sei mesi e 20 giorni per mettere tutto per iscritto. Nel frattempo, il Parlamento è stato trasformato in una lussuosa sala d’attesa, in un tempio dell’ozio che — come ha rivelato Michele Ainis — in cento giorni ha lavorato solo per 52 ore e ha varato appena due leggi di iniziativa parlamentare.
Ma finalmente è arrivata, per i senatori, l’ora di discutere una legge importante: oggi potranno esaminare, discutere e votare la Manovra. È un momento che tutti loro aspettavano dal giorno dell’elezione.

Peccato che durerà poco, anzi pochissimo. Duecentoquaranta minuti, per l’esattezza. Alle 16 il governo consegnerà il suo testo, e alle 20 comincerà il voto di fiducia. Il Senato avrà dunque soltanto quattro ore, per leggere, valutare, discutere e approvare la legge che secondo Di Maio sancirà l’abolizione della povertà (e secondo Moscovici rischia di estenderla a un intero Paese).

Gli stessi leghisti che presentarono 82 milioni di emendamenti per tentare di bloccare la riforma della Costituzione, e gli stessi grillini che gridavano al golpe perché la Camera aveva solo quattro settimane per discutere la nuova legge elettorale, oggi concederanno al Senato non quattro giorni ma quattro ore. Che poi, a pensarci bene, quattro ore sono pure troppe: quattro minuti bastavano e avanzavano, se vogliono fare di Camera e Senato un Parlamento a ore che dice solo sissignore.
Articolo di Sebastiano Messina pubblicato su La Repubblica il 21 dicembre 2018

 

 

 

 

 

 

Sandro Pertini

L'idea di socialismo

Loris Fortuna

Pietro Nenni

 

 

 

Le foto presenti ne “La Questione Sociale” sono prese da internet, quindi valutate di pubblico dominio.

Se il soggetto o gli autori dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione, basta segnalarlo alla redazione, alla mail laquestionesociale@tiscali.it. Si provvederà alla rimozione delle immagini.

 

2013 La Questione Sociale  Webmaster & Design by Francesco Alati