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Enrico Buemi

 

 

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Il nodo da sciogliere

La giustizia è sempre stato un argomento sensibile. Le recenti indagini di Potenza che hanno portato alle dimissioni del Ministro dello sviluppo Economico Federica Guida, hanno riacceso uno scontro, quello tra politica e magistratura, che negli anni ha conosciuto fasi diverse e che in qualche modo è sempre rimasto acceso sotto la cenere. Nel dibattito, con una intervista al Corriere della Sera, si è aggiunta l’opinione di un protagonista della giustizia italiana. Quella di Piercamillo Davigo, nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati.
Renzi, dopo i fatti di Potenza, in un intervento al al Senato, ha attaccato duramente i magistrati. E le parole di Davigo in qualche modo sembrano una risposta alle parole del Presidente del Consiglio. E’ in atto un nuovo scontro tra politica e magistratura? Ne parliamo con il Senatore Enrico Buemi, responsabile giustizia del Psi.

 

“Credo che si stia facendo una operazione verità. Bisogna alzare il velo su una serie di ipocrisie. Prima di tutto ritenere che i magistrati devono perseguire il risultato prescindendo dalle regole. Renzi giustamente ha richiamato il fatto che la magistratura deve perseguire i comportamenti individuali e che per farlo non deve concedersi la libertà di muoversi oltre i confini della legge. Mi riferisco in particolare alle intercettazioni. Il problema è rappresentato da quelle senza rilevanza penale che finiscono pubblicate sui giornali. Questa è una cosa che non deve essere consentita. Spesso accade che finiscono in mano a giornalisti che, giustamente, le pubblicano. Fortunatamente c’è ancora libertà di stampa. Non bisogna agire contro i giornalisti ma contro chi ha diffuso le notizie.

Torniamo alle parole di Davigo…
La magistratura deve svolgere la sua azione senza forzare le regole. Lo Stato è forte quando rispetta le leggi senza forzare la mano altrimenti è uno Stato debole. Però Davigo, anche se con il suo atteggiamento radicale, mette in risalto aspetti che sono giusti. Insomma non mi schiero contro la magistratura.

Secondo te Renzi teme altre inchieste dopo Potenza?
Il richiamo di Renzi è al rispetto delle regole da parte di tutti. Questo è l’aspetto rilevante. Le cose che ha detto sono giuste a prescindere da una eventuale esistenza di altre inchieste.

Davigo dice che i politici “non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto”. Esagera secondo te?
È evidente che di fronte a una presunzione in cui tutti sono ladri, Davigo fa diventare tutti cavalieri, come diceva il motto…

In che senso?
La magistratura, proprio perché chiamata a sanzionare comportamenti individuali, non può generalizzare. Non è consentito fare un mucchio dove mettere tutti dentro. Ribadisco: la generalizzazione è sempre un errore. E’ come dire che tutti i magistrati sono dei lavativi, e ce ne sono, o dire che tutti i politici sono corrotti, e ce ne sono.

Davigo ne ha per tutti. Per la destra e la sinistra. Da Berlusconi a Renzi. Davvero questo governo ha fatto poco contro la corruzione come dice Davigo?
L’appartenenza politica non è garanzia di non corruttibilità. Quelli sono i compartimenti individuali. Questo governo sta lavorando bene e sta facendo molto per mettere a disposizione della magistratura ulteriori strumenti per combattere la corruzione. Poi c’è la farraginosità del processo penale. Sono d’accordo con Davigo quando dice che mancano magistrati. Se si vuole accorciare la prescrizione servono più risorse e quindi anche più magistrati. Servono quindi mezzi e non spending review per poter potenziare la giustizia penale e civile. È stato approvato il codice appalti. Ora vedremo la sua attuazione pratica. Soprattutto in quei settori molto importanti come infrastrutture e sanità dove non esiste giorno senza che si verifichino comportamenti potenzialmente rilevanti.

Davigo attacca un po’ tutti ma della magistratura non parla. Come se tutti i problemi avessero origine al di fuori delle toghe. Che ne pensi?
La politica deve saper fare autocritica vera. A cominciare dalla scelta dei candidati. Lo stesso deve fare la magistratura, primo smettendo di generalizzare. Secondo superando la inaccettabile situazione di un Csm diviso in correnti e bloccato. Quasi incapace di prendere decisioni.

I ricorsi all’estero sono molti di meno rispetto a quelli che si fanno in Italia perché in appello la pena può essere aumentata. Da noi no…
Sì, ma all’estero ci sono meno errori giudiziari. Se oltre il 50% dei condannati in primo grado viene poi assolto in appello vuol dire che qualcosa non funziona.

Intervista di Daniele Unfer pubblicata su Avanti! il 22 aprile 2016

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