“Non voglio entrare nel
merito delle misure e dei
provvedimenti messi in piedi
dal governo per questa
manovra. È già stato detto:
è stata la Commissione
Europea a definire i punti
cardinali, a scolpire la
cornice nella quale la avete
inserito i numeri. È così.
Ma al governo questo non è
bastato. Per la prima volta
nella storia repubblicana il
Senato discute un bilancio
senza avere certezza dei
suoi contenuti. Le
commissioni non lo hanno
valutato, la commissione
bilancio non ha ancora
votato nemmeno una volta. È
la conferma che è caduto
ogni rispetto istituzionale.
Le Camere cono considerate
come un accidente da
tacitare. Proprio come
Marinetti che cento anni fa
si vantò così: ‘Quasi tutti
i parlamenti non sono che
greppie o fogne’”.
Lo
afferma il segretario del
Psi Riccardo Nencini in una
intervista per il nostro
giornale facendo il punto
sulla manovra che
l’esecutivo si appresta a
votare con un procedimento,
che per la prima volta nella
storia della repubblica
esclude completamante il
Parlamento. Le manovre
approvate con la fiducia ci
sono sono state anche nelle
passare legislature. Eccome.
Ma questa è la prima volta
che il Parlamento dovrà
votare senza neanche avere
letto cosa vota. Senza
conoscere cosa si prevedere
per il paese. Non solo
l’opposizione è oltraggiata,
ma alla stessa maggioranza
non è concesso di toccare
palla, Una compressione
insopportabile
dell’espressione democratica
del pensiero.
“Vero, ma c’è di più. La
furbizia. Il 2,4 che diventa
2,04. Un’innovazione quel
decimale lì in mezzo che ha
l’unico fine di prendere in
giro gli italiani.
Mimetizzare la sconfitta e
confidare nella stupidità di
un popolo intero, almeno di
chi mi ha votato. Una
furbizia che offende,
doppiamente grave se porti
responsabilità di governo.
Parliamo dei
contenuti della manovra…
La preoccupazione più grande
nasce dagli effetti che la
‘manovra del popolo’
provocherà tra gli italiani.
Una legge di bilancio senza
respiro, senza strategia,
senza futuro, una legge del
‘tutto e subito’ nondimeno
contraddetta dai numeri.
Troppo bassi, scarni
addirittura, per far fronte
all’eccesso di promesse
elettorali. Cito cinque
casi: il taglio di quasi 2
miliardi euro per Anas
significa ridurre la
sicurezza sulle strade
italiane; i fondi per il
reddito di cittadinanza
precipitano dai 17 miliardi
promessi dall’on. Di Maio a
poco più di 6 miliardi,
insufficienti a far fronte
alle aspettative di 5
milioni di italiani;
completamente assente il
quadro di investimenti sulle
infrastrutture; svuotata
Industria 4.0; non affatto
escluso l’aumento dell’Iva.
Le promesse
elettorali erano ben altre
Infatti. Una manovra
economica con queste
caratteristiche non è
assolutamente in grado di
soddisfare le illusioni
accese in campagna
elettorale. Chi ha confidato
in un reddito di
cittadinanza di 780
euro/mese dovrà
accontentarsi di somme
decisamente più basse, chi
sperava nella flat tax dovrà
attendere chissà fino a
quando. Ecco, non c’è cosa
peggiore che alimentare un
sogno, sostenere per mesi
che è dietro l’angolo, e
tradire la fiducia dei
cittadini senza nemmeno
riconoscerne la colpa. È di
tutta evidenza: del governo
che dovrà fare i conti con
un doppio spread: quello
finanziario, sono già stati
bruciati un paio di
miliardi, e quello tra il
promesso e il mantenuto, per
loro il peggiore da
giustificare visto che Di
Maio e Salvini di sono
piegati alla ragion di stato
europea.
Ci potranno
essere conseguenze da questa
illusione tradita?
A differenza del primo, che
si percepisce nella media
durata, il secondo esplode
con rapidità. Allora la
rabbia diventerà rancore, il
rancore si trasformerà in
cattiveria. Un quadro fosco
a peggiorare una condizione
già difficile. Genererà
un’Italia pronta al balzo
nel buio, pronta a soluzioni
bonapartiste. I grillini
stanno innalzando un bel
palcoscenico per la recita
solitaria del Ministro
dell’Interno. Dell’anima di
sinistra che pure esisteva
nel Movimento 5 Stelle
restano solo poche tracce.
Leggere, quasi invisibili.
D’altronde i due alleati di
governo hanno molte
similitudini. Entrambi sono
antisistema, entrambi hanno
il Parlamento in dispetto,
entrambi hanno scambiato il
patriottismo per
nazionalismo, entrambi hanno
scherzato troppo a lungo con
l’Europa fino a predicare la
fuoriuscita dall’euro,
entrambi per vivere hanno
bisogno di un nemico
quotidiano. I socialisti
stanno dove la libertà è
alleata della giustizia
sociale. Ecco, li stiamo
noi. E siccome gli spazi di
libertà si restringono e la
democrazia parlamentare
soffre, nessuno sconto.
Degli uomini soli al comando
non ci siamo mai fidati
granché.
I socialisti
hanno già vissuto tempi in
cui era forte la
compressione delle libertà.
Sembra di riviverle. Che
fare in una situazione del
genere. Bisogna fare due
cose. La prima: da una parte
presidiare la frontiera
della democrazia italiana
con tutte le forze delle
opposizioni. Tutte, senza
limiti. Mettendo allo stesso
tavolo anche il sindacato,
parte della società di
mezzo, il volontariato.
Perché quello che è successo
al Senato sulla legge di
Bilancio è di una gravità
straordinaria. Presenta
delle fortissime tracce di
incostituzionalità. Il
Parlamento è stato
completamente seviziato su
una delle leggi fondamentali
nella vita di un paese, che
è la legge di bilancio.
Questo fatto è confermato
dalla considerazione che la
nostra proposta di lavorare
anche sabato e lunedì pur di
avere in mano un
provvedimento certo, con un
bilancio certificato, è
stata respinta dalla
maggioranza pur di chiudere
subito. Ed è la ragione per
la quale la componente
socialista non partecipa al
voto. Non votiamo un
provvedimento che ha tracce
fortissime di
incostituzionalità. E in
questo rivolgo un appello al
presidente della Repubblica
Sergio Mattarella perché la
legge di Bilancio fa a
cazzotti con la
Costituzione.
E la seconda cosa
da fare? Non bisogna più
perdere tempo per la
riorganizzazione di una
sinistra credibile e
competitiva. Penso a un’area
riformista larga chiaramente
europeista che sia pronta a
lavorare per le scadenze di
maggio, sia le europee che
le elezioni amministrative.
Poi ognuno le può affrontare
come preferisce. Non intendo
la formazione di un partito
unico, ma va messa in campo
una coalizione riformista
europeista in grado di
apparire agli elettori nuova
e competitiva.
Intervista di Daniele
Unfer pubblicata su
Avanti!
il 28 dicembre 2018
Sandro Pertini
L'idea di socialismo
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