Responsabile

 

Enrico Buemi

 

 

Attualità       Politica       Economia       Esteri       Interviste       Diritti       Cultura       Foto       Contatti       Link

Intervista al segretario Psi

“Manovra senza futuro”

“Non voglio entrare nel merito delle misure e dei provvedimenti messi in piedi dal governo per questa manovra. È già stato detto: è stata la Commissione Europea a definire i punti cardinali, a scolpire la cornice nella quale la avete inserito i numeri. È così. Ma al governo questo non è bastato. Per la prima volta nella storia repubblicana il Senato discute un bilancio senza avere certezza dei suoi contenuti. Le commissioni non lo hanno valutato, la commissione bilancio non ha ancora votato nemmeno una volta. È la conferma che è caduto ogni rispetto istituzionale. Le Camere cono considerate come un accidente da tacitare. Proprio come Marinetti che cento anni fa si vantò così: ‘Quasi tutti i parlamenti non sono che greppie o fogne’”.

Lo afferma il segretario del Psi Riccardo Nencini in una intervista per il nostro giornale facendo il punto sulla manovra che l’esecutivo si appresta a votare con un procedimento, che per la prima volta nella storia della repubblica esclude completamante il Parlamento. Le manovre approvate con la fiducia ci sono sono state anche nelle passare legislature. Eccome. Ma questa è la prima volta che il Parlamento dovrà votare senza neanche avere letto cosa vota. Senza conoscere cosa si prevedere per il paese. Non solo l’opposizione è oltraggiata, ma alla stessa maggioranza non è concesso di toccare palla, Una compressione insopportabile dell’espressione democratica del pensiero.

“Vero, ma c’è di più. La furbizia. Il 2,4 che diventa 2,04. Un’innovazione quel decimale lì in mezzo che ha l’unico fine di prendere in giro gli italiani. Mimetizzare la sconfitta e confidare nella stupidità di un popolo intero, almeno di chi mi ha votato. Una furbizia che offende, doppiamente grave se porti responsabilità di governo.

Parliamo dei contenuti della manovra…
La preoccupazione più grande nasce dagli effetti che la ‘manovra del popolo’ provocherà tra gli italiani. Una legge di bilancio senza respiro, senza strategia, senza futuro, una legge del ‘tutto e subito’ nondimeno contraddetta dai numeri. Troppo bassi, scarni addirittura, per far fronte all’eccesso di promesse elettorali. Cito cinque casi: il taglio di quasi 2 miliardi euro per Anas significa ridurre la sicurezza sulle strade italiane; i fondi per il reddito di cittadinanza precipitano dai 17 miliardi promessi dall’on. Di Maio a poco più di 6 miliardi, insufficienti a far fronte alle aspettative di 5 milioni di italiani; completamente assente il quadro di investimenti sulle infrastrutture; svuotata Industria 4.0; non affatto escluso l’aumento dell’Iva.

Le promesse elettorali erano ben altre
Infatti. Una manovra economica con queste caratteristiche non è assolutamente in grado di soddisfare le illusioni accese in campagna elettorale. Chi ha confidato in un reddito di cittadinanza di 780 euro/mese dovrà accontentarsi di somme decisamente più basse, chi sperava nella flat tax dovrà attendere chissà fino a quando. Ecco, non c’è cosa peggiore che alimentare un sogno, sostenere per mesi che è dietro l’angolo, e tradire la fiducia dei cittadini senza nemmeno riconoscerne la colpa. È di tutta evidenza: del governo che dovrà fare i conti con un doppio spread: quello finanziario, sono già stati bruciati un paio di miliardi, e quello tra il promesso e il mantenuto, per loro il peggiore da giustificare visto che Di Maio e Salvini di sono piegati alla ragion di stato europea.

Ci potranno essere conseguenze da questa illusione tradita?
A differenza del primo, che si percepisce nella media durata, il secondo esplode con rapidità. Allora la rabbia diventerà rancore, il rancore si trasformerà in cattiveria. Un quadro fosco a peggiorare una condizione già difficile. Genererà un’Italia pronta al balzo nel buio, pronta a soluzioni bonapartiste. I grillini stanno innalzando un bel palcoscenico per la recita solitaria del Ministro dell’Interno. Dell’anima di sinistra che pure esisteva nel Movimento 5 Stelle restano solo poche tracce. Leggere, quasi invisibili. D’altronde i due alleati di governo hanno molte similitudini. Entrambi sono antisistema, entrambi hanno il Parlamento in dispetto, entrambi hanno scambiato il patriottismo per nazionalismo, entrambi hanno scherzato troppo a lungo con l’Europa fino a predicare la fuoriuscita dall’euro, entrambi per vivere hanno bisogno di un nemico quotidiano. I socialisti stanno dove la libertà è alleata della giustizia sociale. Ecco, li stiamo noi. E siccome gli spazi di libertà si restringono e la democrazia parlamentare soffre, nessuno sconto. Degli uomini soli al comando non ci siamo mai fidati granché.

I socialisti hanno già vissuto tempi in cui era forte la compressione delle libertà. Sembra di riviverle. Che fare in una situazione del genere.
Bisogna  fare due cose. La prima: da una parte presidiare la frontiera della democrazia italiana con tutte le forze delle opposizioni. Tutte, senza limiti. Mettendo allo stesso tavolo anche il sindacato, parte della società di mezzo, il volontariato. Perché quello che è successo al Senato sulla legge di Bilancio è di una gravità straordinaria. Presenta delle fortissime tracce di incostituzionalità. Il Parlamento è stato completamente seviziato su una delle leggi fondamentali nella vita di un paese, che è la legge di bilancio. Questo fatto è confermato dalla considerazione che la nostra proposta di lavorare anche sabato e lunedì pur di avere in mano un provvedimento certo, con un bilancio certificato, è stata respinta dalla maggioranza pur di chiudere subito. Ed è la ragione per la quale la componente socialista non partecipa al voto. Non votiamo un provvedimento che ha tracce fortissime di incostituzionalità. E in questo rivolgo un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché la legge di Bilancio fa a cazzotti con la Costituzione.

E la seconda cosa da fare?
Non bisogna più perdere tempo per la riorganizzazione di una sinistra credibile e competitiva. Penso a un’area riformista larga chiaramente europeista che sia pronta a lavorare per le scadenze di maggio, sia le europee che le elezioni amministrative. Poi ognuno le può affrontare come preferisce. Non intendo la formazione di un partito unico, ma va messa in campo una coalizione riformista europeista in grado di apparire agli elettori nuova e competitiva.

Intervista di Daniele Unfer pubblicata su Avanti! il 28 dicembre 2018

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sandro Pertini

L'idea di socialismo

Loris Fortuna

Pietro Nenni

 

 

 

 

Le foto presenti ne “La Questione Sociale” sono prese da internet, quindi valutate di pubblico dominio.

Se il soggetto o gli autori dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione, basta segnalarlo alla redazione, alla mail laquestionesociale@tiscali.it. Si provvederà alla rimozione delle immagini.

 

2013 La Questione Sociale  Webmaster & Design by Francesco Alati