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Enrico Buemi

 

 

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Giustizialismo a corrente alternata

L’ipocrisia della politica italiana non cessa mai di stupire. Attenzione, non si parla solo della classe dirigente, ma anche della gente comune, ossia tutti noi.
 

 

La politica italiana si è macchiata, nel corso degli anni, di peccati gravissimi: gli scandali di corruzione e tangenti non si contano nemmeno più, la collusione di tanti politici locali e nazionali con la mafia è cosa nota, il clientelismo, che consiste nell’assumere o aiutare amici e parenti a discapito della meritocrazia, è la normalità.
Tutto vero, ma la reazione della società ha portato non alla soluzione, ma all’aggravamento di questo fenomeno: la politica nel suo complesso è diventata qualcosa di sporco, essere un deputato, un senatore o un consigliere regionale è quasi un insulto, non un onore.
Essere impegnato in politica a qualsiasi livello rende una persona un presunto corrotto o mafioso.
Ma se servire il proprio Paese e battersi per essere eletti comporta accuse invece che onori, perché mai una persona dovrebbe decidere di impegnarsi? Gli unici che potrebbero ancora volerlo fare sono i martiri o i disonesti. In proporzione ci saranno più appartenenti alla prima o alla seconda categoria?

 

Su questo punto si inserisce la terribile ipocrisia dei partiti e dei tifosi politici: se già essere un politico porta sospetti, ecco che

 

chi è indagato dalla magistratura è immediatamente colpevole dei peggiori reati.
Non serve aspettare nemmeno che venga accusato, o che inizi il processo, o che si arrivi alla condanna di primo o secondo grado: indagato significa colpevole.
Ma questo ragionamento funziona solo per gli indagati dei partiti avversari, mentre per i membri del partito si torna ad un giusto, cauto, garantismo.

 Il caso più eclatante è quello del Movimento 5 Stelle, che ha sempre sostenuto la linea del giustizialismo estremo, per cui gli indagati fossero da eliminare per sempre dalla politica, salvo poi tornare a più miti consigli quando il candidato premier Di Maio o la sindaca Raggi sono stati indagati (cambiando anche le regole da sempre sostenute per cui ogni indagato si sarebbe dovuto dimettere).
Attenzione però, nessuno è escluso da questo ragionamento perverso: il PD lo ha sempre fatto nei confronti di Berlusconi e del suo partito, lo stesso la Lega Nord con i politici del sud o quelli di sinistra (ma anche con Berlusconi prima del 2008, si ricorderanno i meno giovani).

Nessuno è assolto, soprattutto l’opinione pubblica.
Chi viene indagato viene distrutto politicamente, non ha nessuna possibilità  di essere riabilitato e tornare in politica, la sua carriera è finita; certo, a meno di non chiamarsi Silvio Berlusconi ed avere le sue risorse economiche, mediatiche e politiche.
Quando un politico viene assolto, infatti, nemmeno se ne parla: solo nell’ultimo anno decine e decine di persone hanno visto finire la propria carriera politica senza alcun motivo, dato che erano innocenti, ma l’opinione pubblica li ricorderà sempre come dei delinquenti, dei traditori.

Finché l’opinione pubblica e i partiti continueranno a comportarsi in questo modo la politica rimarrà il regno del malaffare, in cui tutti sospettano tutti e si aspetta la prima indiscrezione giudiziaria per affossare i propri avversari, e la classe politica rimarrà quella penosa che oggi ci ritroviamo.
La colpa è anche nostra.

Articolo pubblicato su il superuovo il 4 ottore 2017

 

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"Sui diritti dei cittadini, necessaria chiarezza normativa e obiettivi precisi, la ricerca di compromessi al ribasso non aiuta".
Così ha dichiarato  Enrico Buemi, Capogruppo Psi in commissione Giustizia al senato, a margine della seduta in cui procede l'esame degli emendamenti presentati al Ddl Cirinnà sulle unioni civili. "E' evidente che la parificazione delle unioni civili al matrimonio, non in termini morali ma nei riflessi sulla finanza pubblica che ne deriverebbero, anche per le eventuali strumentalizzazioni per finalità puramente economiche, rappresenta un problema che deve essere valutato - ha commentato Buemi - ma ciò non toglie che l'Italia, senza una legge seria sulle unioni omosessuali, rimane fuori dal contesto dei paesi civili in materia di diritti individuali e di coppia", ha aggiunto il senatore socialista. "Inoltre, rende difficile il confronto l'ostruzionismo diffuso su tutti i punti significativi di una normativa che, comunque, contiene una complessità per le interazioni con altri istituti giuridici fondamentali per i cittadini", ha concluso Buemi. 
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"Sui diritti dei cittadini, necessaria chiarezza normativa e obiettivi precisi, la ricerca di compromessi al ribasso non aiuta".
Così ha dichiarato  Enrico Buemi, Capogruppo Psi in commissione Giustizia al senato, a margine della seduta in cui procede l'esame degli emendamenti presentati al Ddl Cirinnà sulle unioni civili. "E' evidente che la parificazione delle unioni civili al matrimonio, non in termini morali ma nei riflessi sulla finanza pubblica che ne deriverebbero, anche per le eventuali strumentalizzazioni per finalità puramente economiche, rappresenta un problema che deve essere valutato - ha commentato Buemi - ma ciò non toglie che l'Italia, senza una legge seria sulle unioni omosessuali, rimane fuori dal contesto dei paesi civili in materia di diritti individuali e di coppia", ha aggiunto il senatore socialista. "Inoltre, rende difficile il confronto l'ostruzionismo diffuso su tutti i punti significativi di una normativa che, comunque, contiene una complessità per le interazioni con altri istituti giuridici fondamentali per i cittadini", ha concluso Buemi. 
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Così ha dichiarato  Enrico Buemi, Capogruppo Psi in commissione Giustizia al senato, a margine della seduta in cui procede l'esame degli emendamenti presentati al Ddl Cirinnà sulle unioni civili. "E' evidente che la parificazione delle unioni civili al matrimonio, non in termini morali ma nei riflessi sulla finanza pubblica che ne deriverebbero, anche per le eventuali strumentalizzazioni per finalità puramente economiche, rappresenta un problema che deve essere valutato - ha commentato Buemi - ma ciò non toglie che l'Italia, senza una legge seria sulle unioni omosessuali, rimane fuori dal contesto dei paesi civili in materia di diritti individuali e di coppia", ha aggiunto il senatore socialista. "Inoltre, rende difficile il confronto l'ostruzionismo diffuso su tutti i punti significativi di una normativa che, comunque, contiene una complessità per le interazioni con altri istituti giuridici fondamentali per i cittadini", ha concluso Buemi. 
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