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Enrico Buemi

 

 

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Franceschinerie

Dario Franceschini dovrebbe essere un leader in calando. Ha perso le elezioni nell’uninominale ferrarese, ha perso il suo comune, Ferrara, per la prima volta conquistato dal centro-destra. Invece insiste e pontifica. La sua intervista al Corriere è un mosaico di democristianerie. Dice e non dice. Propone e smentisce. L’unica cosa chiara é il suo astio (da quanto dura, visto che fino alle politiche Dario ha sostenuto Matteo?) verso Renzi che coi suoi pop corn avrebbe favorito la vittoria di Salvini. Che lo strepitoso successo della Lega possa dipendere dai pop corn è credibile quanto lo sono le smentite (non richieste) di Franceschini ad un accordo di governo coi Cinque stelle.

Facciamo il punto. Franceschini sostiene che bisogna creare un nuovo arco costituzionale che escluda Salvini, ma non i Cinque stelle che in fatto di strappi alla Costituzione ne hanno fatto a bizzeffe. Dobbiamo ricordare le frasi sui parlamentari da estrarre a sorte, gli affondo contro la democrazia rappresentativa, gli insulti agli ex deputati che hanno rappresentato la storia della democrazia italiana?

E che dire della democrazia esplicitamente richiamata da un articolo della Costituzione di un partito che viene oggi manovrato e sostenuto da una società privata? Ma poi che serve un nuovo arco senza dardo. Solo per tirare a Salvini che a quel punto finirà per consolidarsi ulteriormente? Bisogna fare come al tempo di Dc e Pci, secondo il nostro Dario. Che bei tempi per tutti quei dirigenti del Pd che da queste due forze derivano. Tempi in realtà infausti per la democrazia italiana bloccata e priva di un’alternativa democratica, anzi socialdemocratica.

Solo che la Dc non volle mai i comunisti al governo e al massimo li accettò, dal 16 marzo del 1978, giorno della strage di via Fani e del rapimento di Moro, in una maggioranza programmatica. Tanto che Berlinguer, stanco di attendere, se ne distaccò l’anno dopo portando il paese alle elezioni anticipate e sposando lo slogan: “O al governo o all’opposizione”.

Come Berlinguer anche Franceschini ha rinverdito la logica del 51 per cento. Secondo Berlinguer, nel 1973, dopo il colpo di stato in Cile, la sinistra italiana non poteva governare col 51%. Per Franceschini, invece, la sinistra, o il centro-sinistra, non può arrivare al 51%. Maledizione. Dunque servono nuovi apporti. E allora che c’entra l’arco costituzionale col quale non si governa. Lo dica esplicitamente, Dario, che intende proporre una nuova intesa di governo coi Cinque stelle.

Avviso ai naviganti. Di Maio ha paragonato il Pd al partito che ruba i figli alle famiglie (il partito di Bibbiano). In pochi anni al posto dei pop corn hanno usato lo zuccherino prima Bersani e poi Renzi. È vero che non c’è due senza tre. Ma prima o poi bisognerebbe capirla

Articolo di Mauro Del Bue pubblicato su Avanti! il 22 luglio 2019

(23/7/2019)

 

 

 

 

 

 

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