Di seguito i comunicati stampa del sen. Buemi sul tema dell'autodichia
AUTODICHIA: BUEMI, PERCHE' TANTE DIFFERENZE TRA I PUBBLICI
DIPENDENTI?
22 novembre 2013 - "Non è per un'inerzia incolpevole che il
Piano nazionale anticorruzione, approvato l'11 settembre scorso,
non si applica alle amministrazioni degli organi costituzionali
- ha dichiarato il senatore Enrico Buemi, Capogruppo Psi in
commissione Giustizia - come hanno "scoperto" la senatrice
Ricchiuti e gli altri colleghi che hanno firmato la sua
interrogazione urgente. La non immediata sottoposizione di
questi organi alla legge esterna è fonte di questa, come di
molte altre irrazionalità. Grazie alla battaglia radicale della
scorsa legislatura, sappiamo che l'autodichìa - su cui la
Cassazione stessa ha avanzato pesanti dubbi di costituzionalità
- comporta a sua volta la cosiddetta autocrinìa, cioè la deroga
alla disciplina di legge valida per tutti i cittadini."
"Con il mio intervento riguardo all'ultimo bilancio interno del
Senato - continua il senatore socialista - il 6 novembre scorso,
ho chiarito che spetta invece a una classe politica, consapevole
del suo ruolo di direzione del Paese, andare alla radice dei
mille fenomeni di differenziazione di Camera e Senato dalle
regole di funzionamento organizzativo, valide per tutte le
pubbliche amministrazioni nazionali."
"La proposta che il Psi ha presentato il 20 novembre - ha
commentato il senatore Buemi - è la sola che viene incontro
all'esigenza di rimuovere queste zone franche dell'ordinamento.
Sottopone, infatti, alla legge ordinaria la disciplina del
personale e quella degli appalti di questi organi, rimuovendo i
pesanti dubbi che sulla relativa gestione sono comparsi sul
"Fatto Quotidiano" di oggi, e che fanno il paio con la denuncia
della sottrazione alla disciplina contabile avanzata per i
consigli regionali."
"Mi auguro che in quest'esigenza si riconoscano tutti i senatori
firmatari dell'interrogazione n. 3-00456 della senatrice
Ricchiuti - conclude il senatore Buemi - apponendo la loro firma
al disegno di legge. Mi aspetto, inoltre, che lo firmino tutti i
colleghi, componenti della Commissione contenziosa e del
Consiglio di garanzia del Senato, che in tal modo
dimostrerebbero di non volersi prestare al ruolo della foglia di
fico, sotto la quale si celano situazioni di privilegio
intollerabile."
SENATO: BUEMI (PSI), LA VERA VOLONTA DI RIFORMA STA NEL
SUPERAMENTO DELL'AUTODICHIA
9 maggio 2014 - "Non i tecnici del Senato, come troppo
frettolosamente il Presidente del Consiglio ha detto questa
mattina a canale 5, ma la Presidenza del Senato deve dare una
risposta sulla giusta esigenza di applicare la legge esterna
anche nei Palazzi", ha dichiarato il senatore Enrico Buemi,
Capogruppo Psi in commissione Giustizia. "È una risposta che
attendo anch'io da oltre sei mesi. Da quando ho chiesto, in
Assemblea, al Presidente Grasso ed a tutto il Consiglio di
Presidenza di abbandonare la difesa dell'autodichia, che in
questi giorni riceverà la pronuncia definitiva della Corte
costituzionale."
"Si tratta di una tesi scombiccherata che, dalla sottrazione dei
dipendenti dal giudice comune, fa discendere la necessità di un
'permesso' del Consiglio di Presidenza a far accedere nel
Palazzo la legge esterna - continua Buemi - come se si fosse in
un'ambasciata o nelle chiese del Seicento. Questo permesso non è
stato accordato dal Senato di Schifani per l'applicazione del
tetto fissato dal governo Monti a 310 mila euro e non si vede
come potrebbe essere accordato ora, che il dislivello è ancora
maggiore."
"Piuttosto che alimentare una pericolosa sovraesposizione della
struttura amministrativa su una questione tutta politica, il
Governo dovrebbe mettersi nell'ottica di favorire un piano di
rientro nella legalità di tutti gli organi costituzionali. Ciò
può avvenire anzitutto in sede di conversione del decreto-legge
- conclude il senatore socialista - considerando con favore una
rimodulazione del tetto che si auto imponga per tutti i
dipendenti pubblici, compresi quelli che lavorano negli organi
supremi dello Stato. Per questo, noi del Psi, presenteremo un
apposito emendamento, sul quale auspico il concorso di tutte le
forze politiche presenti in Senato."
RENZI: BUEMI (PSI), GRILLO NON SIA UNA COMPETIZIONE A
DELEGITTIMARE LE ISTITUZIONI
9 maggio 2014 - "Che il Presidente del consiglio entri in
competizione con Grillo nel delegittimare le Istituzioni
rappresentative, è sinceramente inaudito", lo ha dichiarato il
senatore Enrico Buemi, Capogruppo Psi in commissione Giustizia,
in riferimento alla sentenza n. 120 e alle polemiche sull'autodichia
dei dipendenti del Senato. "Mai si sarebbero dovute intersecare,
con la questione delle attività istruttorie svolte con la
consueta professionalità dai dipendenti delle Camere, le
polemiche originate dall'esistenza di un movimento populista, di
una crescente propaganda antipolitica di settori importanti dei
mass media e di una campagna elettorale condotta contro
l'esistenza stessa di un regime bicamerale idoneo a
controbilanciare la preponderanza dell'Esecutivo."
"Ma ancora più incredibile è il compiaciuto sollievo con cui
viene accolta, nei Palazzi, la sentenza n. 120, che ha solo
rinviato la soluzione del problema dell'autodichia, dietro il
quale si nascondono molte incrostazioni gestionali e prassi
amministrative equivoche", continua Buemi. "In proposito, dalle
Presidenze sono stati disinvoltamente ignorati i ripetuti
preavvisi che socialisti e radicali hanno lanciato, negli ultimi
anni, contro il pericolo che l'immagine pubblica delle Camere
ricevesse un colpo serissimo, in ragione della persistente
sottrazione delle loro attività amministrative dalla legge
esterna."
"Se negli scorsi dodici mesi si fosse dato ascolto alle
richieste del PSI, buona parte del discredito che sta inondando
le istituzioni parlamentari del nostro Paese sarebbe stato
evitato. Approvando il nostro disegno di legge che abroga l'autodichia,
il Parlamento si sarebbe messo al livello delle restanti
democrazie europee, come ha anche incidentalmente riconosciuto
la sentenza redatta da Giuliano Amato. Un piano di rientro nella
legalità, da parte degli organi costituzionali tutti - conclude
il senatore del Psi - non può che avere come stella polare
questo dato di fatto, la legge si auto impone nella gestione
amministrativa dei palazzi e dei loro dipendenti, e tutto ciò
che vi deroga deve essere deciso con legge."
RIFORMA: BUEMI (PSI); ABOLIRE IN PRIMO LUOGO E SUBITO UN
PRIVILEGIO INACCETTABILE. L'AUTODICHIA PER FORNITURE, APPALTI E
TRATTAMENTI DEL PERSONALE
11 luglio 2014 - "Non poteva mancare il pateracchio dell'ultim'ora:
un emendamento a prima firma Sposetti affronta la questione del
ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e dei gruppi nel
solito modo opaco ed incompleto, lasciando soggetti
amministrativi separati ed autodichie da armonizzare", lo ha
dichiarato il senatore Enrico Buemi, Capogruppo Psi in
commissione Giustizia. "L'unica cosa certa è che i rapporti
delle Camere con i terzi (il che significa appalti e forniture)
sono tutti fatti salvi - ha continuato Buemi - compresa
l'informatizzazione delle portinerie che tanti dubbi ha
sollevato in ordine all'efficacia della spesa del Senato negli
anni scorsi (vedi http://azimonti.blogautore.repubblica.it/…/il-grande-frate…/)".
"Gli emendamenti del Gruppo socialista del Senato (1.18 e
34.1000/2) erano gli unici che affrontavano il problema alla
radice, prevedendo l'unificazione delle amministrazioni
costituzionali ed una loro armonizzazione con la disciplina
appaltistica generale e quella del restante pubblico impiego" -
ha spiegato il senatore del Psi. "Una scelta forse costosa, ma
resa necessaria dalla tutela del diritto dei dipendenti di
rivolgersi al giudice esterno, una volta che si decide di
modificare i rapporti contrattuali in essere".
"Non è questa la strada che la Commissione ha voluto perseguire,
preferendo proseguire con indicibili connubi tra politica ed
amministrazione. Ecco perché tra i pochi emendamenti che saranno
presentati dai socialisti in Aula - ha concluso Buemi - ve ne
sarà uno che abolisce l'autodichia senza se e senza ma. Solo in
questo modo si potrà ricondurre a legalità la gestione dei
Palazzi del potere, ponendo fine ad una fonte di continuo
discredito delle Istituzioni rappresentative."
RIFORME - STIPENDI: BASTA NORME PARTICOLARI CHE GARANTISCONO
PRIVILEGI E ARBITRI
25 luglio 2014 - "Con l'ordine del giorno del deputato Schullian,
accolto ieri alla Camera, quel ramo del Parlamento compie un
primo, importante, passo nel riconoscimento delle conseguenze
della sentenza Amato, in tema di superamento dell'autodichia",
così ha dichiarato il senatore Enrico Buemi, Vicepresidente del
gruppo Per le Autonomie - Psi - Maie. "Emerge quindi con ancor
maggior fragore il silenzio del Senato, che di quella sentenza è
stato all'origine, in quanto il diniego di giustizia portato a
palazzo della Consulta nasce tra le mura di palazzo Madama."
"Il ribaltamento di questa inerzia è sollecitato da due
emendamenti socialisti al testo Boschi, che aboliscono l'autodichia,
verso rapporti di lavoro e ditte appaltatrici, con esplicita
norma costituzionale", ha continuato il senatore socialista,
presentatore del ddl 1175 "Sottoposizione alle previsioni
processuali e legali ordinarie delle amministrazioni degli
organi costituzionali". "In più, essi si pongono il problema di
riportare a sistema, nel tempo, le amministrazioni
costituzionali che, sotto quell'ombrello, hanno fatto prosperare
deroghe oramai ingiustificabili".
"La specificità delle massime istituzioni dello Stato non si
tutela con micro ordinamenti separati, ma con uno statuto unico
dei relativi dipendenti, che va imputato ad un unico soggetto
amministrativo - ha spiegato Buemi - noi proponiamo che sia la
Segreteria generale del Quirinale e che ad essa sia riportata
anche una gestione armonizzata delle relative posizioni
previdenziali". "Pure su questo ieri, dalla Camera, è giunta una
significativa apertura, con l'approvazione dell'ordine del
giorno Boccia che, dopo sette anni, chiede un fondo
previdenziale unico tra le due Camere".
"In aderenza con un ordine del giorno Manzione, approvato dal
Senato di Franco Marini e poi disatteso per sette anni, il PSI
sostiene - ha continuato il senatore del Psi - in proposito, la
costituzione di una cassa di previdenza degli organi
costituzionali, di rilevanza costituzionale, delle magistrature
e delle autorità indipendenti. Tutti i soggetti, che vanno
tutelati nella loro indipendenza dall'Esecutivo, non possono
nascondersi dietro mille micro gestioni settoriali, con regole
particolari, ma devono addivenire ad una vera armonizzazione che
fissi chiare regole di rapporto tra contribuzione e rendimenti".
"Oramai non è più tempo per il piccolo cabotaggio intercamerale,
ma occorre offrire al Paese una seria proposta di gestione
legalitaria delle massime Istituzioni dello Stato - ha concluso
Buemi - sulla disponibilità del Governo, a condividere il
percorso proposto, il PSI misurerà la sua condotta nel voto
finale sul disegno di legge costituzionale". |