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Il novarese conta nel settore privato 34mila imprese e 111mila dipendenti

Novara: “La crisi industriale è alle spalle?

Il Segretario della CGIL Colzani spiega la situazione nella provincia piemontese

di Nadia Butini

Novara, con la sua Provincia, conta nel privato ben 34.000 imprese, con un totale di 111.000 dipendenti; se ne deduce che la dimensione media dell’impresa novarese è quella tipica della piccola impresa (la media è di quattro dipendenti), fatte salve alcune realtà macro come la MEMC (grande azienda americana), la Radici chimica (bergamasca), la Pavesi (parmense) e alcune griffe di alta moda come Zegna, Gucci e Versace, presenti nel territorio con il confezionamento.

Tra queste imprese 1783 sono rette da imprenditori stranieri : in prevalenza nigeriani, soprattutto per il commercio, marocchini e cinesi. Il tasso di disoccupazione è al 7,6% e  nelle liste di mobilità risultano iscritte 4.000 persone.

Nel 2011 a Novara e provincia le imprese hanno chiesto dieci milioni di ore di cassa integrazione ( +5% rispetto al 2010), così ripartite: straordinaria +30%, in deroga +4,8% e ordinaria -36%.

Dati che fanno riflettere: significano che le imprese stanno utilizzando molto di più la cassa integrazione per motivi strutturali  e non congiunturali e che, se non ci sarà una buona ripresa, parte dei lavoratori in straordinaria vedranno seriamente in forse il posto di lavoro. Infine, il sistema produttivo novarese negli ultimi tre anni  ha perso il 20% dei volumi produttivi  e perciò, anche a fronte di una ripresa economica, sarà difficile recuperare nel settore manifatturiero. Cambia inoltre anche la qualità del lavoro: l’85% degli avviamenti al lavoro ha riguardato operai generici, solo un 10% gli amministrativi e un minimo 5% gli operai specializzati; vuol dire che buona parte dell’industria novarese compete più sui costi che non sull’innovazione.

Il Segretario CISL di Novara Carlo Colzani, che ci ha fornito i dati sopra riportati, intravede però uno spiraglio: «Nonostante tutto ciò a Novara permane una serie di ottime aziende che realizzano ottimi prodotti, quindi si può immaginare che con una  politica industriale territoriale adeguata si possa sviluppare e consolidare una buona fetta di manifatturiero. Come? Primo: Novara vanta importanti enti pubblici e privati che fanno ricerca (Donegani, Novamont), in aggiunta alle Facoltà universitarie di Farmacia e Biologia; si tratta di mettere in rete tali enti e, mettendoli al servizio del nostro territorio, renderli capaci di suggerire innovazioni di prodotto. Secondo: a sostegno delle imprese va previsto inoltre un supporto alle loro esportazioni, in quanto la struttura medio-piccola rende ad esse difficoltoso aggredire i mercati mondiali. In tal senso è possibile concepire un polo logistico, ma con questa precisa funzione. Terzo: calibrare meglio le molte risorse utilizzate per la formazione professionale, così da adeguare la risorsa lavoro ai fabbisogni  dell’impresa innovata. Altrimenti c’è il rischio che le non-scelte politiche portino il nostro territorio a impoverirsi ulteriormente nelle strutture manifatturiere, con gravi danni sia per la ricchezza  prodotta che per la qualità dell’offerta di lavoro. È invece tempo di scelte, sia per la politica che per le forze sociali ed economiche: si deve ridisegnare il proprio contesto sapendo che la produzione di ricchezza in un territorio è determinante per risolvere i molti problemi sociali, che hanno ormai raggiunto livelli emergenziali».

 

 

 

 

 

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