Intervista a Enrico Buemi
Buemi: "Io,
risparmiato? Non vado a zonzo"
SENATORE Buemi, lei in aula è una macchina: il suo indice di
produttività segna 552 punti, oltre
cento in più della seconda
parlamentare in graduatoria. Ma come
fa?
"Ho obiettivi da raggiungere e
grazie alla mia età, non più
giovanile, ho esperienza. Poi ho il
vantaggio di muovermi in estrema
libertà".
Certo, è stato eletto nel Pd
ma poi è passato nel gruppo per le
Autonomie: ora è un battitore
libero, no?
"Diciamo che non sono vincolato a
logiche di partito. Ci sono
questioni che spesso devono essere
affrontate controcorrente rispetto a
certi conformismi".
In che senso?
"Ho presentato una proposta di legge
sul governatorato di Roma ".
Prego?
"La capitale è una città complicata,
non basta la strumentazione
legislativa di un Comune. Propongo
che Roma sia guidata da un
governatore con il rango di
ministro, che partecipi anche
all'attività del governo quando si
parla della città".
Del resto c'è un filo rosso
tra lei e Roma: è stato ripescato in
Senato grazie alle dimissioni di
Ignazio Marino e ora può sfornare
leggi. Di cosa altro si è occupato
nel 2015?
"Sono il responsabile della legge
sulla responsabilità civile dei
magistrati e sto seguendo
l'introduzione del reato di tortura,
il cui procedimento è ancora in
corso. Credo di aver presentato 70
proposte di legge".
Ma quanto lavora?
"Passo tantissimo tempo a Roma, non
faccio parte di coloro che, finita
l'attività parlamentare, se ne vanno
a zonzo. Quando esco
dal Senato, o dalle commissioni
Antimafia o Moro, vado a casa perché
sono stravolto".
E a Torino non pensa?
"Seguo anche le cose del territorio.
Per esempio, ho presentato
un'interrogazione sull'accorpamento
del tribunale di Chivasso con quello
di Ivrea. Però cerco di avere una
visione nazionale, mi sono occupato
dei palazzi di giustizia della
Calabria e della Puglia. Faccio il
senatore della Repubblica, non del
Piemonte".
Pubbilcato su La Repubblica
dell'8 gennaio 2017
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